La Madre dei Bimbi
"È però nel 1451, il 21 di luglio, che, secondo la tradizione,
avvalorata da un documento del 1791, la Madonna di Cigoli riporta in vita
il piccolo figlio di una donna di Treggiaia,
della famiglia Mainardi"
avvalorata da un documento del 1791, la Madonna di Cigoli riporta in vita
il piccolo figlio di una donna di Treggiaia,
della famiglia Mainardi"
L´immagine della Madonna "Madre dei bimbi" - storia e tradizione
Fra i numerosi devoti della Madonna di Cigoli si deve annoverare il famoso Franco Sacchetti, che cita il castello e la taumaturga immagine, lì venerata, rivolgendosi a Jacomo di Conte da Perugia, ma anche nella novella CCXXX del suo Trecentonovelle. Inviato infatti come podestà a San Miniato nel 1392 e ivi morto, nel 1400, quando ricopriva la carica di vicario, deve senza dubbio essersi rivolto alla Signora di Cigoli, che distava poche miglia dalla città, per avere ristoro dai gravi acciacchi che già da diversi anni lo tormentavano.
Allora il rilievo rappresentante la Madonna con il Bambino si trovava nella chiesa di San Michele, mentre nel secolo XIV l´immagine era custodita in un oratorio attiguo alla chiesa, appartenente alla compagnia laicale della Vergine, di antica fondazione, che, insieme a quella dei Battuti, si occupava di pietà e assistenza all´interno del piccolo borgo.
A causa delle liti tra gli affiliati della compagnia della Vergine e il rettore della chiesa, certo prete Bindo, per gli ingenti incassi ebbe inizio, nel 1335, un nuovo e importante capitolo nella storia di San Michele. Si decise infatti di donare l´immagine al potente ramo benedettino dei frati Umiliati del convento fiorentino di Ognissanti. Si andavano così ad accrescere l´importanza e il ruolo della chiesa dentro il castello tanto che, intorno al 1363, il beato senese Giovanni Colombini, fondatore dei Gesuati, si recò a pregare di fronte alla "graziosa figura di nostra donna", come racconta Feo Belcari. Nel 1381 gli Umiliati fecero costruire a Neri di Fioravante la grandiosa edicola gotica in stucco, tuttora esistente, per custodire la venerata scultura.
È però nel 1451, il 21 di luglio, che, secondo la tradizione, avvalorata da un documento del 1791, la Madonna di Cigoli riporta in vita il piccolo figlio di una donna di Treggiaia, della famiglia Mainardi. La donna aveva già perso due figli e, quando partorì il terzo, il marito minacciò di ucciderla se anche questo fosse morto. Purtroppo anche il terzo morì e la disperazione spinse la donna a cercare la morte nelle acque del torrente Roglio. Mentre andava ad affogarsi, incontrò una signora "di nobile aspetto" che la dissuase dal gesto e la convinse a tornare a casa dove, con un tocco, riportò in vita il bambino. La donna disse di chiamarsi Maria e di abitare a Cigoli, fra Rocco e Michele. Detto questo sparì, mandando raggi di luce. La Mainardi , recatasi a Cigoli alcuni giorni dopo per ringraziare la sua benefattrice, non riuscì a trovare alcuna donna che le assomigliasse. Allora il preposto degli Umiliati, sentito l´accaduto, la condusse in chiesa e le mostrò l´immagine della Madonna, nella quale la donna riconobbe la sua salvatrice. Ai piedi della taumaturga immagine accorsero allora i popoli del circondario. L´evento miracoloso incrementò il culto per l´immagine cui, in virtù della sua particolare protezione verso l´infanzia, venne attribuito il titolo di Madre dei Bimbi, mentre gli Umiliati, sulla scia di questo prodigio che richiamava a Cigoli folle di pellegrini, si rivolgevano al pittore fiorentino Stefano d´Antonio di Vanni (1405-1483) per affrescare il tabernacolo gotico e tutta quanta la cappella della Madonna.
L´immagine oggetto di tanta devozione costituisce un dilemma per gli studiosi, riassumibile in due diverse convinzioni: una delle tante maestà lignee toscane del secolo XIV oppure prototipo illustre per tante opere da questa più o meno dipendenti e diffuse tra il medio Valdarno, la Lucchesia e il territorio pisano. Secondo la prima tesi è plausibile che l´immagine appartenga alla cultura fiorentina della seconda metà del Trecento, anche in considerazione di dati stilistici quali la similarità del trono a specchiature e il campanile del duomo fiorentino, allora in costruzione; rimane tuttavia non dimostrabile l´ipotesi, che dovrebbe sostenere questa prima tesi, secondo cui l´icona attuale avrebbe sostituito quella che la congregazione della Vergine aveva donato nel 1335 agli Umiliati e di cui ricalcherebbe l´impianto originale e il rigido appiombo. La seconda ipotesi vede invece nella Madonna dei Bimbi il modello non solo della pisana Madonna dei Vetturini o dei Cacciatori - attribuita a Nino Pisano e con molta probabilità proveniente da Santa Maria della Spina e posta, nel 1586, all´imbocco di Borgo Stretto a Pisa -, ma anche di altre immagini diffuse in Toscana, entro l´ambito culturale fiorentino della prima metà del Trecento, per coincidenze con opere di maestri giotteschi cui l´ignoto scultore sembra rifarsi, riproducendo in modo più moderno le tradizionali Maestà cimabuesche. I caratteri arcaizzanti dell´immagine (formato cuspidato, struttura a due piani del trono, appoggio sfalsato dei piedi della Vergine, gamba nuda del Bambino) rimandano infatti all´arte dei primi seguaci di Giotto, soprattutto al dipinto eponimo del Maestro di Vicchio di Rimaggio, di cui la nostra sembra la realizzazione plastica aggiornata. Sebbene l´immagine a rilievo si trovi in Toscana sin dal Duecento e rimandi a modelli bizantini, tuttavia a Cigoli la coerenza con cui la nuova pittura di Giotto viene riproposta nella scultura costituisce una novità assoluta, che inciderà su Andrea Pisano e oltre. Non è quindi solo per devozione se Nino Pisano copierà la Madre dei Bimbi di Cigoli nella Madonna dei Vetturini di Borgo Stretto a Pisa. Nonostante il primato della pittura sulla scultura, non si era giunti dunque, per chi dipingeva e scolpiva, a necessarie specializzazioni: in Toscana, infatti, nei primi anni del Trecento, la reciproca attenzione tra scultura e pittura è un fatto reale.
Non bisogna però dimenticare l´importanza religiosa, non solo artistica, che questa immagine ha assunto nel corso dei secoli e che potrebbe influenzare anche la scelta dell´ambito artistico in cui collocarla; da sempre infatti la Madonna di Cigoli è stata oggetto di profonda venerazione. Al di là della testimonianza del Sacchetti e del beato Colombini, tra il 1399 e il 1400 fu proprio la Madonna di Cigoli a rilanciare il movimento dei Bianchi nella zona, quando apparve a una giovane valdelsana di dieci anni e a un´altrettanto giovane donna di Pisa dicendo loro che chi non fosse stato dei Bianchi lo diventasse e si recasse in pellegrinaggio a Cigoli: così gli sarebbero stati rimessi i peccati. Si assiste così a un rovesciamento del rapporto che sta alla base della corretta venerazione delle immagini sacre: non l´immagine riconduce alla venerazione della Vergine, ma la Vergine stessa chiede di andare a venerare un´immagine. E fu così, che tra il 18 e il 19 ottobre 1400, ben 4000 Bianchi giunsero al Castello in affollate processioni, come ricordano Giovanni Sercambi e Luca Dominici. Il miracolo del 21 di luglio accentuò la fama dell´immagine, in un tempo in cui i nuovi culti della Madonna dell´Impruneta e della Santissima Annunziata a Firenze avevano fatto diminuire i pellegrinaggi a Cigoli, che tornò a essere centro di un intenso culto, come lo era stato secoli prima e su più larga scala. Nonostante il castello fosse Diocesi di Lucca, l´immagine era infatti ben nota e venerata anche nel territorio pisano, tanto da spingere Nino Pisano a farne una copia per Borgo Stretto.
Il definitivo riconoscimento all´antichità del culto e il conferimento del titolo di Taumaturga all´immagine di Cigoli avvennero nel 1924 quando, per mano del cardinale Pietro Maffi, arcivescovo di Pisa, il Capitolo Vaticano incoronò l´icona della Madonna la domenica 13 luglio, assistito dai Vescovi di San Miniato, monsignor Carlo Falcini, e di Pescia, monsignor Angelo Simonetti. Infine, il 21 luglio 1978, il vescovo di San Miniato, monsignor Paolo Ghizzoni dichiara santuario mariano la pieve di Cigoli.
Oggi la devozione verso la Madonna di Cigoli è ristretta al Valdarno inferiore, ma ancora si sale in gran numero al santuario per ottenere grazie, soprattutto per i bambini.
Realizzato a cura dell´Ufficio diocesano per i Beni Culturali Ecclesiastici
FONTI
Francesco Maria Galli-Angelini, Cigoli e il suo santuario (ristampa dell´originale) - Pontedera, 1989.
Roberta Roani Villani (a cura), San Miniato, il Valdarno inferiore e la Valdera - Milano, 1999.
Mariagiulia Burrosi (a cura), Sacre Passioni - Scultura lignea a Pisa dal XII al XV secolo - Milano, 2000.
Roberto Paolo Ciardi (a cura), Visibile pregare - Arte sacra nella diocesi di San Miniato (I) - Pisa, 2000.
Scultura lignea pisana - Percorsi nel territorio tra Medioevo e Rinascimento - Milano, 2001.
Fabrizio Mandolini (a cura), Cigoli e la Madonna Madre dei Bimbi - San Miniato, 2002.
Allora il rilievo rappresentante la Madonna con il Bambino si trovava nella chiesa di San Michele, mentre nel secolo XIV l´immagine era custodita in un oratorio attiguo alla chiesa, appartenente alla compagnia laicale della Vergine, di antica fondazione, che, insieme a quella dei Battuti, si occupava di pietà e assistenza all´interno del piccolo borgo.
A causa delle liti tra gli affiliati della compagnia della Vergine e il rettore della chiesa, certo prete Bindo, per gli ingenti incassi ebbe inizio, nel 1335, un nuovo e importante capitolo nella storia di San Michele. Si decise infatti di donare l´immagine al potente ramo benedettino dei frati Umiliati del convento fiorentino di Ognissanti. Si andavano così ad accrescere l´importanza e il ruolo della chiesa dentro il castello tanto che, intorno al 1363, il beato senese Giovanni Colombini, fondatore dei Gesuati, si recò a pregare di fronte alla "graziosa figura di nostra donna", come racconta Feo Belcari. Nel 1381 gli Umiliati fecero costruire a Neri di Fioravante la grandiosa edicola gotica in stucco, tuttora esistente, per custodire la venerata scultura.
È però nel 1451, il 21 di luglio, che, secondo la tradizione, avvalorata da un documento del 1791, la Madonna di Cigoli riporta in vita il piccolo figlio di una donna di Treggiaia, della famiglia Mainardi. La donna aveva già perso due figli e, quando partorì il terzo, il marito minacciò di ucciderla se anche questo fosse morto. Purtroppo anche il terzo morì e la disperazione spinse la donna a cercare la morte nelle acque del torrente Roglio. Mentre andava ad affogarsi, incontrò una signora "di nobile aspetto" che la dissuase dal gesto e la convinse a tornare a casa dove, con un tocco, riportò in vita il bambino. La donna disse di chiamarsi Maria e di abitare a Cigoli, fra Rocco e Michele. Detto questo sparì, mandando raggi di luce. La Mainardi , recatasi a Cigoli alcuni giorni dopo per ringraziare la sua benefattrice, non riuscì a trovare alcuna donna che le assomigliasse. Allora il preposto degli Umiliati, sentito l´accaduto, la condusse in chiesa e le mostrò l´immagine della Madonna, nella quale la donna riconobbe la sua salvatrice. Ai piedi della taumaturga immagine accorsero allora i popoli del circondario. L´evento miracoloso incrementò il culto per l´immagine cui, in virtù della sua particolare protezione verso l´infanzia, venne attribuito il titolo di Madre dei Bimbi, mentre gli Umiliati, sulla scia di questo prodigio che richiamava a Cigoli folle di pellegrini, si rivolgevano al pittore fiorentino Stefano d´Antonio di Vanni (1405-1483) per affrescare il tabernacolo gotico e tutta quanta la cappella della Madonna.
L´immagine oggetto di tanta devozione costituisce un dilemma per gli studiosi, riassumibile in due diverse convinzioni: una delle tante maestà lignee toscane del secolo XIV oppure prototipo illustre per tante opere da questa più o meno dipendenti e diffuse tra il medio Valdarno, la Lucchesia e il territorio pisano. Secondo la prima tesi è plausibile che l´immagine appartenga alla cultura fiorentina della seconda metà del Trecento, anche in considerazione di dati stilistici quali la similarità del trono a specchiature e il campanile del duomo fiorentino, allora in costruzione; rimane tuttavia non dimostrabile l´ipotesi, che dovrebbe sostenere questa prima tesi, secondo cui l´icona attuale avrebbe sostituito quella che la congregazione della Vergine aveva donato nel 1335 agli Umiliati e di cui ricalcherebbe l´impianto originale e il rigido appiombo. La seconda ipotesi vede invece nella Madonna dei Bimbi il modello non solo della pisana Madonna dei Vetturini o dei Cacciatori - attribuita a Nino Pisano e con molta probabilità proveniente da Santa Maria della Spina e posta, nel 1586, all´imbocco di Borgo Stretto a Pisa -, ma anche di altre immagini diffuse in Toscana, entro l´ambito culturale fiorentino della prima metà del Trecento, per coincidenze con opere di maestri giotteschi cui l´ignoto scultore sembra rifarsi, riproducendo in modo più moderno le tradizionali Maestà cimabuesche. I caratteri arcaizzanti dell´immagine (formato cuspidato, struttura a due piani del trono, appoggio sfalsato dei piedi della Vergine, gamba nuda del Bambino) rimandano infatti all´arte dei primi seguaci di Giotto, soprattutto al dipinto eponimo del Maestro di Vicchio di Rimaggio, di cui la nostra sembra la realizzazione plastica aggiornata. Sebbene l´immagine a rilievo si trovi in Toscana sin dal Duecento e rimandi a modelli bizantini, tuttavia a Cigoli la coerenza con cui la nuova pittura di Giotto viene riproposta nella scultura costituisce una novità assoluta, che inciderà su Andrea Pisano e oltre. Non è quindi solo per devozione se Nino Pisano copierà la Madre dei Bimbi di Cigoli nella Madonna dei Vetturini di Borgo Stretto a Pisa. Nonostante il primato della pittura sulla scultura, non si era giunti dunque, per chi dipingeva e scolpiva, a necessarie specializzazioni: in Toscana, infatti, nei primi anni del Trecento, la reciproca attenzione tra scultura e pittura è un fatto reale.
Non bisogna però dimenticare l´importanza religiosa, non solo artistica, che questa immagine ha assunto nel corso dei secoli e che potrebbe influenzare anche la scelta dell´ambito artistico in cui collocarla; da sempre infatti la Madonna di Cigoli è stata oggetto di profonda venerazione. Al di là della testimonianza del Sacchetti e del beato Colombini, tra il 1399 e il 1400 fu proprio la Madonna di Cigoli a rilanciare il movimento dei Bianchi nella zona, quando apparve a una giovane valdelsana di dieci anni e a un´altrettanto giovane donna di Pisa dicendo loro che chi non fosse stato dei Bianchi lo diventasse e si recasse in pellegrinaggio a Cigoli: così gli sarebbero stati rimessi i peccati. Si assiste così a un rovesciamento del rapporto che sta alla base della corretta venerazione delle immagini sacre: non l´immagine riconduce alla venerazione della Vergine, ma la Vergine stessa chiede di andare a venerare un´immagine. E fu così, che tra il 18 e il 19 ottobre 1400, ben 4000 Bianchi giunsero al Castello in affollate processioni, come ricordano Giovanni Sercambi e Luca Dominici. Il miracolo del 21 di luglio accentuò la fama dell´immagine, in un tempo in cui i nuovi culti della Madonna dell´Impruneta e della Santissima Annunziata a Firenze avevano fatto diminuire i pellegrinaggi a Cigoli, che tornò a essere centro di un intenso culto, come lo era stato secoli prima e su più larga scala. Nonostante il castello fosse Diocesi di Lucca, l´immagine era infatti ben nota e venerata anche nel territorio pisano, tanto da spingere Nino Pisano a farne una copia per Borgo Stretto.
Il definitivo riconoscimento all´antichità del culto e il conferimento del titolo di Taumaturga all´immagine di Cigoli avvennero nel 1924 quando, per mano del cardinale Pietro Maffi, arcivescovo di Pisa, il Capitolo Vaticano incoronò l´icona della Madonna la domenica 13 luglio, assistito dai Vescovi di San Miniato, monsignor Carlo Falcini, e di Pescia, monsignor Angelo Simonetti. Infine, il 21 luglio 1978, il vescovo di San Miniato, monsignor Paolo Ghizzoni dichiara santuario mariano la pieve di Cigoli.
Oggi la devozione verso la Madonna di Cigoli è ristretta al Valdarno inferiore, ma ancora si sale in gran numero al santuario per ottenere grazie, soprattutto per i bambini.
Realizzato a cura dell´Ufficio diocesano per i Beni Culturali Ecclesiastici
FONTI
Francesco Maria Galli-Angelini, Cigoli e il suo santuario (ristampa dell´originale) - Pontedera, 1989.
Roberta Roani Villani (a cura), San Miniato, il Valdarno inferiore e la Valdera - Milano, 1999.
Mariagiulia Burrosi (a cura), Sacre Passioni - Scultura lignea a Pisa dal XII al XV secolo - Milano, 2000.
Roberto Paolo Ciardi (a cura), Visibile pregare - Arte sacra nella diocesi di San Miniato (I) - Pisa, 2000.
Scultura lignea pisana - Percorsi nel territorio tra Medioevo e Rinascimento - Milano, 2001.
Fabrizio Mandolini (a cura), Cigoli e la Madonna Madre dei Bimbi - San Miniato, 2002.
Per ulteriori approfondimenti seguici su WIKIPEDIA