La Storia del Santuario
La Storia
Conosciuto in antico come castrum de Ceulis , era uno dei castelli compresi nel distretto della vicina San Miniato al Tedesco, sorto su una collina che domina la media valle dell'Arno. Le notizie risalgono all'anno Mille, mentre già dal 1194 la sua chiesa, costruita dentro il castello e dedicata a San Michele Arcangelo, è citata fra quelle dipendenti dall'antichissima pieve dei Santi Giovanni Battista e Saturnino a Fabbrica, odierno Molino d'Egola, da cui dipendevano molte altre parrocchie della bassa val d'Egola (la pieve di Fabbrica è attestata per la prima volta nel 770 da un documento sotto il nome di Peredeo vescovo di Lucca, poi di nuovo nell' 859 e nel 907 in un documento sotto il nome di Pietro II, vescovo di Lucca, diocesi da cui, fino al 1622, dipendeva questo territorio); ricordata ancora nel 1260 fra le 18 chiese suffraganee dipendenti dalla medesima pieve, risulta retta da clero secolare.
Nel 1316, per la sua importanza strategica, il borgo fu conteso da pisani e fiorentini e conquistato da Uguccione della Faggiola, signore di Pisa; preso nel 1333 da San Miniato divenne poi definitivamente, nel 1370, insieme alla stessa San Miniato, dominio fiorentino. Firenze lo dichiarò allora libero comune e tale rimase fino al 1774 quando il granduca Pietro Leopoldo lo unì a San Miniato.
La storia della chiesa prende definitivamente le mosse nel 1335 quando, in cima alla collina, si insediarono gli Umiliati di regola benedettina, dipendenti dal convento di Ognissanti di Firenze. Con la contemporanea concessione allo stesso ordine del patronato della chiesa da parte del popolo, si diede inizio alla storia del convento o prepositura di Santa Maria e San Michele che, posto nel luogo più alto del castello, vide accrescere la propria importanza quando, nel 1372, il vescovo di Lucca, da cui allora dipendeva Cigoli, concesse il fonte battesimale. Infine, nel 1447, il vescovo lucchese Baldassarre Manni incorporò a San Michele il beneficio della pieve di Fabbrica.
Nel 1316, per la sua importanza strategica, il borgo fu conteso da pisani e fiorentini e conquistato da Uguccione della Faggiola, signore di Pisa; preso nel 1333 da San Miniato divenne poi definitivamente, nel 1370, insieme alla stessa San Miniato, dominio fiorentino. Firenze lo dichiarò allora libero comune e tale rimase fino al 1774 quando il granduca Pietro Leopoldo lo unì a San Miniato.
La storia della chiesa prende definitivamente le mosse nel 1335 quando, in cima alla collina, si insediarono gli Umiliati di regola benedettina, dipendenti dal convento di Ognissanti di Firenze. Con la contemporanea concessione allo stesso ordine del patronato della chiesa da parte del popolo, si diede inizio alla storia del convento o prepositura di Santa Maria e San Michele che, posto nel luogo più alto del castello, vide accrescere la propria importanza quando, nel 1372, il vescovo di Lucca, da cui allora dipendeva Cigoli, concesse il fonte battesimale. Infine, nel 1447, il vescovo lucchese Baldassarre Manni incorporò a San Michele il beneficio della pieve di Fabbrica.
Nel 1490, a causa della crisi che affliggeva l'ordine degli Umiliati, la chiesa, per le sue cospicue rendite, venne commendata al cardinale di Parma Giovanni Schiaffinati. Il 20 giugno 1579, con bolla del vescovo di Lucca, Monsignor Alessandro Guidiccioni il seniore, la chiesa univa il titolo di pieve di San Giovanni Battista dall'antica pieve di Fabbrica, ormai in abbandono, a quello di prepositura di San Michele; dalla pieve in rovina giungeva il fonte battesimale, oggi sul presbiterio.
Dopo la soppressione degli Umiliati, il 7 febbraio 1571, da parte di san Pio V, diventava pievano Pietro degli Usimbardi, primo vescovo di Colle Val d'Elsa. Sempre nel 1579 (1571), come ricorda una lapide nella navata destra, il papa san Pio V univa alla prepositura di Cigoli quella di San Torpé a Pisa e di San Michele di Paganica. Il potente Usimbardi aveva concesso, nel 1585, la chiesa, il convento e le terre vicine all'ordine di San Francesco di Paola, mentre aveva restaurato, a sue spese, la chiesa, la canonica e il piazzale pensile (di questo restauro restano le soglie delle porte con il nome del munifico proposto nella canonica).
Le cospicue rendite dei benefici della chiesa spiegano l'avvicendarsi di personaggi famosi nel titolo di pievano o proposto fino al 1770: dal nobile fiorentino Ludovico Martelli, vescovo di Chiusi dal 1585, al cardinale Francesco de'Medici, che ha lasciato a Cigoli un calice e una pianeta e che ottenne la prepositura da Innocenzio XI nel 1686 per tenerla fino al 1709; il cardinale Fulvio Astalli, legato pontificio a Urbino e nella Romagna, poi vescovo suburbicario di Ostia e Velletri, proposto di Cigoli - dove si recava ogni anno in villeggiatura - dal 1709 al 1721; il cardinale romano Bernardo Conti, nipote di Innocenzo XIII, fino al 1730, il cardinale Alamanno Salviati, e poi, alla morte di questo nel 1733, il duca Gregorio Salviati, creato cardinale nel 1770 da Clemente XIV, ultimo a ricoprire questa carica, dal momento che, nel 1789, il granduca di Toscana, Pietro Leopolodo I riuniva i beni dell'antica prepositura a quelli della Pieve e obbligava il cardinale a lasciare gli edifici annessi alla chiesa agli usi del pievano Carlo Bomberini e ai suoi successori; tale disposizione granducale venne sancita dal vescovo di San Miniato Brunone Fazzi con decreto del 20 marzo dello stesso anno.
Nel 1794, con la morte del Salviati, che aveva conservato il titolo di Preposto di Cigoli, scompariva definitivamente qualsiasi ricordo degli Umiliati, mentre la chiesa di Santa Maria cominciò a chiamarsi pieve di San Giovanni Battista. Veniva conservata solo la festa dell'Assunzione di Maria, antico titolare della prepositura.